Questo progetto nasce da un giovane lucano, Carlo Marsico, guida ambientale escursionistica, guida Federazione Italiana Rafting e guida Accademia Nazionale Mountain Bike che ha investito risorse ed energie rivolte alla valorizzazione della sua terra.
Scoprirete luoghi suggestivi e vivrete indimenticabili avventure, a stretto contatto con la natura.
Le attività outdoor si svolgono nel cuore del Parco Nazionale del Pollino che fa parte della rete europea e globale dei geoparchi (UNESCO Global Geopark), con una biodiversità tra flora e fauna davvero incredibile.
Wilderness si impegna in vari ambiti, da un lato una proposta turistica ben ramificata nell'anima del Pollino occidentale dall'altra l'impegno costante nel sociale con progetti d'inclusività, volontariato e tutela del territorio.
La felicità la troverete nei piccoli gesti quotidiani, nei silenzi ascoltati, nei vuoti riempiti, nei sorrisi regalati e nell'amore vissuto.
Quando la speranza è affamata, alimenta ogni cosa.
La speranza è un prestito fatto alla felicità. Non c'è medicina come la speranza, nessun incentivo così grande, e nessun tonico così potente come l'attesa di qualcosa che accada domani.
Buona vita ragazzi, ci vediamo presto!
I percorsi sono pensati dunque per essere poco stancanti, ma allo stesso tempo stimolanti ed interattivi. Per venire incontro al target di persone che si intende raggiungere con questo progetto, si lascia molto spazio anche alla personalizzazione della partecipazione alle attività proposte, proprio per dare a tutti la possibilità di stare bene insieme in questo momento di gioia e benessere.
Sono invitati dunque a partecipare famiglie con bambini anche piccoli, bambini e ragazzi con e senza disabilità, difficoltà, fragilità.
I percorsi sono estremamente facili ma permettono di vedere due ambienti iconici del Parco Nazionale del Pollino. I laboratori organizzati per trascorrere il pomeriggio saranno occasione di apprendimento e divertimento. La possibilità di pernottamento fuori casa darà ai piccoli partecipanti occasione di acquisire autonomie importantissime.
Le famiglie che lo desiderano potranno portare il proprio operatore oppure accompagnare loro stesse il proprio figlio.
Noi amiamo il nostro lavoro e ci prendiamo cura del nostro territorio.
Con enorme soddisfazione e un po' di fatica, continuiamo ogni anno a ripulire il meraviglioso territorio, perché la NATURA non va sfruttata ma protetta e salvaguardata.
La mattina del 5 giugno 2019 sono partito da Oviedo per il cammino primitivo, circa 500 km 12 giorni immerso nei boschi spagnoli per arrivare a Finisterre, un luogo incantato che per molto tempo è stato considerato la fine del mondo conosciuto.
Non fatelo, non partite, non fatelo mai!
I giorni precedenti alla partenza erano scanditi sempre e solo dalle solite domande:
“Ti sei allenato?”
“Per le vesciche?”
“Hai provato le scarpe?”
“Hai tutto per disinfettare e medicare?”
“Sei pronto a soffrire dai dolori?”
Si, ero allenato.
Si, le scarpe le avevo già testate.
Si, avevo una cassetta del pronto soccorso invidiabile.
No, nessuno credo sia pronto ai dolori.
Il tuo corpo sembra quasi coglionarti ogni giorno. Ti svegli con le gambe dure, cammini che sembri fatto di legno. Nella tua pausa pranzo terrai le tortillas con una mano e con l'altra ti massaggerai ginocchia e caviglie. Ma non ti preoccupare, entro sera arriverà qualche acciacco alle spalle cosi, per non far sentire soli i primi dolori.
Passeranno i primi 3-4 giorni e conoscerai parti del tuo corpo che nemmeno tu sapevi di avere. La cosa più strana, in realtà, è che prima di partire, tra tutte le letture, le chiacchiere e i confronti, nessuno ti avviserà mai di altri dolori. Nessuno ti dirà mai che odierai le fermate degli autobus, la stazione dei treni, gli aeroporti. Nessuno ti dirà mai che gli abbracci più sinceri arriveranno l'attimo prima del gate, del fischio del treno o del tipico rumore della porta del bus che si sta per chiudere.
Di questi 500 km porto con me centinaia di attimi che hanno formato questi miei passi.
Quando cammini per tutti questi km impari a voltarti indietro.
Impari a farlo, e più lo fai più ti piace. Lo fai per vedere i tuoi compagni dove sono.
Lo fai sulla cima di una collina per vedere il sentiero in salita appena affrontato.
Lo fai sul rettilineo per vedere da dov'eri partito.
Lo fai perché capisci che voltarsi indietro è un'enorme auto-pacca sulla spalla, perché quelle distese di km li hai superati tu.
Quando in camera, con degli estranei, fate la “montagnetta delle cose da lavare” sai già che a cena qualcuno dirà un qualcosa che ti si inciderà sulla pelle come un tatuaggio.
Capirai che ascoltare è un libro bellissimo.
E quando dovrai accettare che sta per finire, che mancano tre quattro giorni, che sei agli ultimi chilometri, stai per vedere la prima croce della cattedrale e il suono della cornamusa che ti guida all'arrivo.
Nessuno ti dirà, “vedi? io te l'avevo detto, non lo dovevi fare.”
Beh, quella persona voglio esserlo io, Io ti sto dicendo di No!!
Il cammino non lo devi fare.
Perché se non sei pronto a lasciare andare, se non sei pronto a sorridere e piangere nello stesso giorno o nello stesso momento, sentendoti un emerito cretino, non lo devi fare. Se non sei pronto a sentire giorni che sembreranno mesi per l'intensità di momenti, non lo devi fare. Se non sei pronto ad abbracciare un texano tutto sudato che conosci da pochissimo perché non lo vedi da un giorno e sei preoccupato perché sapevi che i suoi piedi erano in condizioni pessime, non lo devi fare. Perché se pensi di non poter parlare 8 lingue e guardare centinaia di occhi fantastici e colorati, non lo devi fare.
Se pensi che un sorriso in una piazza o su di un autobus non possa darti immensi momenti qualche ora dopo, non lo devi fare.
Perché quando lascerai Santiago per arrivare all'oceano, per toccare il km 0,00, ti cambierà la vita.
Se invece pensi realmente di non essere pronto, fallo!
Se pensi che non sia per te, fallo! Se pensi di non potercela fare, fallo!
Se pensi di aver già tutto e di non aver bisogno di nulla, fallo!
Se senti di dover viaggiare e andartene,
Infilati uno zaino sulle spalle e cammina.
Perché la cosa più bella è capire che abbracciare, ridere, piangere, dormire, mangiare, conoscere, vivere, è la cosa più bella che ognuno di noi possa fare!
È libertà, quella vera, esploderà dentro di te e ti accompagnerà per tutta la vita.
Nel mondo le cose che si possono fare sono pressoché illimitate, più o meno qualsiasi cosa si può comprare.
L'unica cosa che è veramente limitata è il nostro tempo, che non abbiamo neanche idea di quanto possa essere lungo, forse altri 60 anni, forse 5 minuti. È il nostro bene più prezioso.
Nonostante questo continuiamo a svenderlo, barattarlo per cose che non ci servono.
Forse quando siamo lì a venderlo, non dovremmo pensare "quanto prendo all'ora", ma che qual è il giusto prezzo per una ora della mia vita che non tornerà più indietro.
Quando acquistiamo un bene da 1000 e passa euro, dovremmo pensare: questo mi è costato 150 ore di vita che non torneranno più.
Forse l'unico modo per salvarci da questa schiavitù è monetizzare con ciò che ci piace fare, impiegare il tempo in una cosa che ci piace, che fa parte di noi e che magari può essere messa a profitto.
Ed il resto del tempo dedicarlo ai nostri cari e ad altre passioni, perché il tempo non è infinito ed è il nostro bene più prezioso. Tic Tac, Tic Tac.
L'otto novembre 2018 l'avventura parte da Kathmandu, capitale del Nepal, città multicolore, dal meraviglioso artigianato locale, meta ricca di cultura e storia.
L'impatto con questo paese così lontano dalla cultura europea è stato destabilizzante, assistere al Tempio di Pashupatinath alla cremazione dei defunti eseguiti nei riti indù, sentire l'odore della carne che brucia è un ricordo che resta impresso nella mente.
La mattina seguente un volo mozzafiato da Kathmandu a Biratnaghar, immersi tra le grandi cime: il Cho yu, il Sagaramāthā (Everest in Nepalese) e molti altri, ci ha fatto atterrare nel villaggio tropicale di Biratnagar dove ci aspettava il bus con tutta l'attrezzatura (già in viaggio da due giorni, partito da kathmandu), con il quale ci trasferiamo a Basantapur.
Luogo in cui montiamo il primo accampamento sotto le stelle.
Da qui abbiamo organizziamo tutto il cibo e l'attrezzatura in pacchi, che abbiamo trasportato sulle spalle con l'aiuto di portatori nepalesi attraverso le montagne.
Abbiamo camminato tra i 2500 e 3500 metri, per quattro giorni, attraversando le catene montuose del Milke Danda. Scoprendo e ammirando i piccoli villaggi di Chouki, Gurpha Pokhari e Gorjia, che conservano intatta l'autenticità del popolo Nepalese.
Il trekking ci ha fatto godere della vista di grandi montagne come l'Everest il Makalu e Kanchenjunga, tutti 8000 metri le vette più alte del MONDO, scenari che hanno appagato tutta la fatica legata al trasporto dei viveri.
Giunti a Dobhan, ci siamo accampati lungo le rive del Tamur e dopo esserci organizzati per il trasporto del cibo e dell'attrezzatura, iniziamo la navigazione di uno dei fiumi più grandi al MONDO.
Il Tamur era lì pronto ad accoglierci con la sua acqua cristallina e carica di energia.
Abbiamo avuto 7 giorni per conoscere i suoi segreti; navigando in completa autosufficienza per quasi 180 Km, alternando le grandi rapide ai tratti tranquilli dove ci siamo lasciati semplicemente trasportare dalla corrente.
La vita in fiume è un'avventura meravigliosa. Ci si alza il mattino presto, si prepara una sostanziosa colazione e si smonta il campo. Si carica e si lega accuratamente tutta l'attrezzatura sui gommoni, già organizzata in contenitori e sacche stagne. Un po' di yoga come “riscaldamento” e si inizia la discesa.
Ogni giorno abbiamo trascorso in acqua 5-7 ore.
Ci fermavamo lungo le rive per pranzare e proseguiamo sino a raggiungere le spiagge più belle, dove montavamo il campo per la notte.
Seduti in terra intorno al fuoco, consumavamo delle abbondanti cene chiacchierando sotto le stelle e condividendo le esperienze di vita.
Il viaggio è stato così surreale, che ho iniziato ad assorbire l'esperienza solo un paio di giorni dopo essere tornato a casa, durante tutto il “TRIP” sembrava di vivere un'avventura così forte da risultare come un sogno ad occhi aperti. Giorno dopo giorno ritornato alle mie abitudini, mi sono ritrovato sommerso da riflessioni legate all'esperienza del viaggio, il confronto con questo popolo a cambiato in modo radicale tanti aspetti della mia vita.
"Istintivamente diamo per scontato che l'istinto di sopravvivenza, la paura della morte, debbano dividerci dalla gioia dell'esperienza pura e senza interpretazioni in cui il corpo, la mente, la natura sono una medesima cosa.
Questo deterioramento della nostra visione, questa abdicazione della meraviglia, questo indietreggiare come aragoste preferendo al nuoto libero della vita, la sensazione disperata ed istintiva che la nostra vita scorra senza essere vissuta, tutto questo si riflette in una proliferazione priva di gioia, nell'azione corrosiva del denaro, nel maledetto insozzamento di quella terra, aria e acqua da cui scaturiamo"
Peter Matthiessen, Il leopardo delle nevi.
42 giorni in cui ho percorso 946 km in cammino solitario.
42 giorni di boschi montagne e borghi Calabresi che con la loro magia mi hanno cambiato per sempre.
42 giorni di incontri, alcuni banali altri interessanti e qualcuno prezioso.
42 giorni che mi hanno messo alla prova fisicamente con un zaino di circa 20 kg in un cammino con dislivelli davvero importanti per un totale di:
30140 in salita;
30750 in discesa.
42 giorni nei quali ho lavorato sulla mia forza di volontà, perché la solitudine e la stanchezza sono un mix pauroso, ma la consapevolezza che madre natura alla fine mi avrebbe premiato batte ogni sconforto.
42 giorni per giungere alla riflessione che la vita è un dono prezioso che va custodito con entusiasmo e un pò di follia ogni giorno, così quando arriverà il momento per partire davvero per il più lungo dei viaggi non avremo rimpianti.
Buona vita dal profondo del mio cuore.
Il Cammino di San Nilo è un affascinante viaggio che parte da Torraca, si snoda nel Basso Cilento fino ad arrivare a Palinuro.
In circa 100 km attraversa 11 bellissimi borghi immersi nella natura del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Un pellegrino, lo riconosci, ti dicono. Non sono le scarpe impolverate, lo zaino pieno di tasche, il cappello che ripara dal sole e dai cattivi pensieri, ma dagli occhi, gli occhi esprimono felicità e soddisfazione per le centinaia di chilometri fatti a piedi, raccontando avventure infinite.
Il pellegrinaggio è un avvicinamento lento, ha un tempo di riflessioni di speranze, non solo il raggiungimento della meta.
Il pellegrinaggio ha a che fare con la solitudine, è perdersi per ritrovarsi.
4 giorni di boschi, di coste a piombo sul mare e di vette che tra le nuvole mi permettono di far crescere i miei sogni.
4 giorni per mettermi ancora una volta alla prova, lontano dalla zona di confort per spostare l'asticella dei miei limiti un po' più in là.
Giorni 4 dislivello in salita 4000 mt dislivello in discesa 5300 mt 120 km.
È davvero bello battersi, abbracciare la vita e vivere con passione.
Perdere con classe e vincere osando, perché il mondo è di chi osa!
La vita è troppo bella per essere insignificante.